Durante ogni assemblea di Confindustria, sorge sempre la stessa domanda: quanto influiscono ancora i corpi intermedi? In altre parole, quanto peso hanno ancora le parole del presidente degli industriali, oggi Carlo Bonomi, nel dibattito pubblico? Quale ruolo svolgono le relazioni industriali nella politica economica complessiva? Qual è il ruolo delle parti sociali nella dialettica tra i poteri? Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, risponde in modo chiaro, elencando gli articoli della Costituzione che riguardano le imprese, il lavoro e la rappresentanza.
Le risposte a queste domande dipendono dallo stato di salute della rappresentanza, che è la funzione principale dei portatori di interessi degli imprenditori e dei lavoratori. Le organizzazioni intermedie, i corpi sociali, hanno sicuramente perso parte della loro importanza, sia a causa dell’evoluzione del sistema economico verso una maggiore complessità, sia a causa delle scelte e dell’approccio di vari governi che hanno ridotto gli spazi di confronto, sia a causa delle responsabilità di Confindustria e dei sindacati, che hanno perso il contatto e l’armonia con la base che rappresentano.
Tuttavia, oltre alle responsabilità delle parti, c’è un tema che oggi torna in primo piano grazie alle parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, all’Auditorium Parco della Musica: è la Costituzione a indicare chiaramente il ruolo e lo spazio che spetta ai corpi intermedi, ed è lì che è necessario tornare.
Ci sono due passaggi nel discorso del Presidente della Repubblica che puntano a focalizzare l’attenzione sulle prerogative, le responsabilità e la funzione irrinunciabile di Confindustria e dei sindacati. Nel primo passaggio, Mattarella sottolinea che “i luoghi di vita, le persone, i cittadini che li animano, sono parte irrinunciabile del progetto di coesione sociale, libertà, diritti e democrazia della Repubblica. La democrazia si manifesta nei mille luoghi di lavoro e studio. Nei corpi sociali intermedi della Repubblica. Nel riconoscimento dei diritti sociali. Nella libertà di iniziativa dei cittadini. Il ‘capitale sociale’ di cui un Paese dispone è ciò che muove il progresso, prima di ogni altro fattore”.
Questo capitale sociale deve essere rappresentato adeguatamente. Da qui l’appello successivo. “Un capitale che non possiamo impoverire. È una responsabilità che coinvolge anche il mondo delle imprese: troppi giovani cercano lavoro all’estero a causa della scarsa offerta retributiva disponibile”, ha evidenziato il Presidente della Repubblica. Significativo è anche il riferimento al discorso del presidente di Confindustria, Bonomi, che ha parlato di una regressione delle democrazie a livello mondiale, affermando giustamente che “senza democrazia non può esserci mercato, impresa, lavoro o progresso economico e sociale”. È importante cogliere questi stimoli in un contesto così qualificato. Quest’anno, l’assemblea di Confindustria è un appuntamento centrale e il reale peso delle parti sociali dipenderà dalla loro capacità di interpretare il cambiamento e dalla disponibilità del governo a considerarle un vero interlocutore.
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