Nell’episodio di Mare fuori, la serie televisiva ambientata nell’Istituto penale minorile (Ipm) di Napoli, il protagonista Edoardo rischia di essere trasferito nel carcere per adulti di Poggioreale come punizione. Nonostante la legge gli permetta di rimanere nell’Ipm fino a 25 anni, il comandante e la direttrice vogliono chiedere al giudice il suo trasferimento a causa del suo comportamento ribelle. Questa decisione è dolorosa perché tutti sanno che a Poggioreale Edoardo potrebbe essere ucciso dal clan nemico della sua famiglia. Quindi, Edoardo decide di scappare per evitare di morire in quel carcere.
La storia di Edoardo nella fiction rispecchia la realtà di Ciro, un ragazzo di 21 anni che si trova nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Non è chiaro come sia finito tra gli adulti, ma Ciro afferma di non sapere che avrebbe potuto essere mandato all’Ipm di Nisida fino a 25 anni. A Santa Maria, Ciro si sente come in famiglia, un adulto tra gli adulti. Tuttavia, è lì che si lega alla camorra e non ne uscirà più.
Le storie di Edoardo e Ciro, sia nella fiction che nella realtà, sono esempi significativi di cosa significhi per un giovane appena maggiorenne essere trasferito in un carcere per adulti anziché rimanere in uno per minori. Questo è uno dei temi affrontati dal “decreto Caivano”, che è stato modificato dal guardasigilli Carlo Nordio rispetto alla proposta originale. La proposta iniziale prevedeva il trasferimento automatico dei ragazzi di 18 anni nelle carceri per adulti, senza alcuna valutazione da parte del direttore o del giudice. Nordio ha cercato di cancellare questa disposizione incivile, stabilendo che il trasferimento può avvenire solo se il ragazzo mette a rischio la sicurezza e l’ordine dell’istituto, ostacola l’attività degli altri, minaccia, usa violenza o intimorisce. Tuttavia, la modifica che avrebbe consentito il trasferimento solo dopo i 21 anni non è stata inclusa nel testo presentato da Nordio.
La proposta originale di trasferire automaticamente i ragazzi di 18 anni nelle carceri per adulti dimostra l’approccio emergenziale, securitario e demagogico adottato nei confronti delle situazioni complesse. Molte periferie italiane sono in uno stato di dissoluzione, non solo dal punto di vista urbano ma anche culturale. La violenza sulle donne non è un fenomeno limitato al Sud, ma è diffuso in tutto il paese e radicato in una cultura patriarcale che viene giustificata dalle destre. Non c’è un’emergenza Caivano, ma c’è un rischio democratico che deriva dal dissolvimento della Repubblica. Quindi, le soluzioni non possono essere trovate con misure temporanee, ma richiedono un lavoro paziente per avvicinare le periferie ai valori fondamentali della nostra Costituzione.
Il compito della Repubblica è quello di rimuovere gli ostacoli economici e sociali che limitano la libertà e l’uguaglianza dei cittadini e di garantire i diritti inviolabili dell’uomo. Tuttavia, la destra di governo sembra ignorare questi principi costituzionali e considera chi li richiama come opposizione politica. Se il governo Meloni ha davvero davanti a sé una prospettiva lunga e una maggioranza politicamente coesa, allora è imperdonabile adottare un approccio emergenziale e non seminare misure strutturali nel rispetto della Costituzione.
Il discorso enfatico di Meloni sulla “difesa di Dio” e della famiglia “tradizionale” dimostra l’approccio identitario del governo. Questo discorso va contro i principi costituzionali e ignora la Corte Costituzionale. La maggioranza di governo ha l’opportunità di governare a lungo e ha il dovere di seminare misure strutturali nel rispetto della Costituzione. Tuttavia, sembra preferire l’approccio emergenziale e barricarsi nel suo recinto identitario.
Le scelte urbanistiche fatte a Napoli sono una delle cause della questione criminale e della devianza giovanile, come ha spiegato il Procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo. La promessa di uguaglianza scritta nella Costituzione può essere mantenuta solo se si ricostruisce il clima da cui è nata la Costituzione. Per farlo, è necessario coltivare il rispetto dei valori costituzionali anziché cavalcare l’odio, la paura e l’esclusione.
Il governo Meloni ha l’opportunità di governare a lungo e ha il dovere di seminare misure strutturali nel rispetto della Costituzione. Tuttavia, sembra preferire l’approccio emergenziale e identitario. Questo è un lusso che i governi precedenti non potevano permettersi, ma la maggioranza attuale non ha scuse. Se vogliono davvero governare a lungo, devono seminare per il futuro e rispettare i principi costituzionali.
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