Il piano di rilancio di Carrefour preoccupa i sindacati, che contestano le cifre dell’impatto sui lavoratori e preannunciano azioni unitarie. L’azienda francese dei supermercati ha parlato di un piano di ristrutturazione con un possibile taglio di personale fino a 770 persone, ma secondo i sindacati alla luce della prevista cessione di oltre cento punti vendita e analizzando le intenzioni dell’azienda gli impatti saranno maggiori.
Annuncio choc di Carrefour al termine della trattativa di ieri i sindacati: per il colosso della distribuzione moderna organizzata ci sono 1.800 esuberi. C’è di più: 100 negozi saranno ceduti. Lo rende noto la Uiltucs, unione italiana lavoratori del turismo, commercio e servizi, che segue il settore e l’azienda francese, in particolare, con il suo segretario generale aggiunto Paolo Andreani. Una realtà, quella di Carrefour, presente in Italia con la multicanalità dei diversi formati (Ipermercati, supermercati, “superette”, ossia market di piccole superfici, e Cash&Carry) con oltre 1400 punti vendita tra diretti e in franchising, e 16.000 dipendenti diretti. “È un fulmine a ciel sereno, non ci aspettavamo certo l’annuncio della quinta ristrutturazione in 10 anni, e l’ennesima riduzione di personale”, commenta Andreani, che spiega il quadro appena reso comunicato: “La multinazionale accelera sul franchising, rivede il piano industriale del 2019 e penalizza l’occupazione. È destinata a calare l’occupazione diretta in modo consistente. Quel che è grave, inoltre, è la possibilità, in prospettiva, dell’impoverimento dei salari, e delle condizioni di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti nelle cessioni”.
Scendendo nel dettaglio, spiega ancora il sindacato, il piano previsto da Carrefour prevede 1.800 esuberi sull’intera rete di cui ben 170 nella sede centrale di Milano. Un taglio del personale diretto di oltre il 10% rispetto all’organico totale che a fine 2020 ammontava ad oltre 16.000 unità. Dopo la crisi degli Ipermercati, quindi, aggiunge Andreani, entra in discussione la tenuta dei formati Express e Market: verranno ceduti punti vendita tra i più performanti. Campania, Liguria, Lombardia e Lazio risultano le regioni del Paese più penalizzate. I punti in vendita nel dettaglio sarebbero 106 secondo la Filcams-Cgil e 615 posti equivalenti full time in esubero sul resto della rete e sulla sede: la conseguenza, secondo il sindacato, «è che saranno scaricate circa 1.800 persone». Il piano «si pone l’obiettivo di recuperare 31 milioni di euro sul costo del personale — spiegano dal sindacato — e prevederebbe la cessione di 106 supermercati e mini mercati a piccoli imprenditori nel corso del 2022 di cui 41 in Lombardia, 18 in Campania, 17 in Liguria, 16 nel Lazio, 6 in Toscana, 4 in Emilia Romagna, 3 in Piemonte e 1 in Abruzzo e che dovrebbero coinvolgere circa 1.000 lavoratori. L’impresa — viene quindi spiegato — non ha voluto indicare quali siano i punti vendita impegnandosi a farlo in futuro». A questi mille si aggiungono «i 615 equivalenti full time in esubero (che potrebbero corrispondere a 800 persone), 447 nella rete vendita e 168 nelle funzioni di sede.
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