Don Pino Puglisi è stato ricordato dalla premier Giorgia Meloni come un esempio di coraggio e dedizione. Il sacerdote, ucciso dalla mafia trent’anni fa il 15 settembre 1993, ha sfidato la criminalità organizzata senza paura nel suo amato quartiere di Brancaccio a Palermo. La sua missione era proteggere i giovani e i più vulnerabili dagli inganni e dalle insidie della mafia. Don Puglisi ha donato la sua vita per questa causa, un sacrificio estremo che dimostra la sua forza e la sua fede. La premier Meloni sottolinea che l’Italia ancora oggi può trarre insegnamento dalla sua lezione: se ognuno di noi fa qualcosa, possiamo fare molto.
Don Puglisi era nato a Brancaccio e vi era tornato per svolgere il suo servizio pastorale. La sua presenza nel quartiere era un simbolo di forza che i capi mafiosi non potevano tollerare. Don Puglisi credeva fermamente che la mafia potesse essere sconfitta e che fosse giusto resistere e ribellarsi alle logiche criminali. La presidente della Commissione antimafia, Chiara Colosimo, ricorda l’esempio luminoso di don Puglisi e afferma che il suo utilizzo del welfare del bene per contrastare le cosche è un esempio da seguire. La Commissione ha approvato all’unanimità una relazione che contiene le sentenze di condanna degli esecutori e dei mandanti dell’omicidio.
Il ministro Nello Musumeci sottolinea che don Puglisi, con il suo sorriso, ha fatto tremare i boss e ha cambiato la vita degli abitanti del quartiere. Il suo sacrificio ci sprona a rafforzare la battaglia contro la mafia e a non dimenticare mai il suo operato. Il senatore Raoul Russo, membro della commissione nazionale Antimafia, afferma che spetta ai giovani portare avanti l’eredità di padre Puglisi. Il suo esempio deve essere un faro di speranza per le generazioni future.
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