Il 14 settembre a Budapest, durante il Demographic Summit, Giorgia Meloni ha pronunciato un discorso che ha suscitato un forte dibattito in Italia e al di là dei suoi confini. Ha sottolineato l’importanza di mettere la famiglia al centro delle politiche governative e ha difeso valori fondamentali come l’identità e la religione. Le sue parole hanno racchiuso in sé concetti come famiglia, natalità, pari opportunità per le donne, identità, Dio e civiltà, parole cariche di significato, ma spesso oggetto di contestazioni da parte della sinistra politica e dei media di sinistra in Italia.
Ciò che emerge in maniera chiara è che esprimere opinioni contrarie al pensiero dominante in Italia è diventato un’impresa difficoltosa e persino pericolosa. L’accusa di fascismo è sempre in agguato, e ciò scoraggia un dibattito aperto su questioni fondamentali come la famiglia, la morale, la giustizia e la scuola. Tuttavia, va notato che la maggioranza del popolo italiano, indipendentemente dall’appartenenza politica, condivide spesso le opinioni di Meloni.
Un’altra preoccupazione è la creazione di un divario sempre più ampio tra ciò che viene veicolato dai media tradizionali e sui social media e la realtà vissuta dalla popolazione. Temi come l’utero in affitto, il giacobinismo presente nella giustizia italiana e le problematiche legate alla Rai e alle parentopoli sono spesso evitati o minimizzati nei media mainstream, nonostante siano argomenti di discussione diffusi tra gli italiani.
La sinistra sembra non rendersi conto di questa crescente alienazione tra le istituzioni e la realtà del popolo. Si profila un quadro in cui la sinistra promuove un’agenda laica, lontana da Dio e con una visione della società priva di identità. L’influenza degli influencer sui social media è sempre più evidente, spingendo le persone a seguire direttive su come vestirsi, pettinarsi, mangiare e persino su come pensare. Tutto ciò sembra alimentare la mancanza di un pensiero critico e indipendente tra la popolazione.
Tuttavia, esistono parole che non ricevono il giusto riconoscimento nei media e nei discorsi pubblici, come onore, capacità di mantenere la parola data e dignità. Queste virtù sono altrettanto importanti delle altre menzionate da Meloni e meritano di essere discusse in modo approfondito.
Recentemente, il presidente Sergio Mattarella ha tenuto un discorso a Torre Pellice, in cui ha ricordato l’8 settembre e la sua significativa importanza storica. Ha affermato che l’8 settembre fu l’ora del riscatto, un momento in cui i militari italiani si batterono a Porta San Paolo, a Roma, e in molte altre località, pagando un prezzo elevato per la loro fedeltà alla Patria. Fu anche il momento in cui i cittadini italiani persero la fiducia nei confronti dei proclami vuoti del regime di Mussolini e iniziarono a guardare verso un nuovo inizio per il Paese.
L’8 settembre ha un significato profondo per molti italiani, ma anche un lato oscuro fatto di resa, vergogna e umiliazioni subite dai soldati al fronte. La modalità con cui l’armistizio fu stipulato, con il re in fuga e altre situazioni comiche, causò tragedie incredibili e umiliazioni per il disonore e il tradimento che accompagnarono quella resa.
Personalmente, condivido l’opinione del presidente Mattarella quando parla degli italiani che avevano perso la fiducia nel regime fascista e che desideravano un nuovo inizio. In un momento in cui la guerra era persa, sia i tedeschi che i giapponesi, seppur provati, scelsero di perdere in modo diverso.
In conclusione, l’Italia sta affrontando una crescente divisione tra ciò che viene presentato dai media e la realtà delle opinioni e delle esperienze della popolazione. Il discorso di Giorgia Meloni e le riflessioni del presidente Mattarella sottolineano la necessità di un dialogo aperto su questioni fondamentali come la famiglia, l’identità e il passato del Paese. È un momento di riflessione e di ricerca di un terreno comune in cui tutti gli italiani possano esprimere liberamente le proprie opinioni e contribuire al futuro dell’Italia.
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