L’Istat, come annunciato dall’istituto e riportato da alcuni organi di stampa, prevede di rivedere al rialzo le stime di crescita del Pil per il 2021. Questo avrà un effetto positivo sulla riduzione del rapporto debito/Pil, che secondo le attuali previsioni è già in calo di 13 punti in tre anni. Questo è il risultato delle politiche economiche espansive del Governo Conte II, che ha portato a una vera e propria “crescita boom”, contrariamente alle affermazioni di una presunta “tragedia contabile” e di irresponsabilità. Il vero problema nei conti pubblici è invece causato dal rallentamento della crescita prodotto dall’immobilismo del Governo Meloni, che ha tagliato gli investimenti senza prevederne altri. Per nascondere questa incapacità, si continua a sostenere che il Superbonus avrà un impatto negativo sui conti futuri, poiché i crediti fiscali si tradurranno in minori entrate. Ma questo è un ragionamento miope che considera solo l’aspetto del “dare”, senza considerare quello dell'”avere”.
In primo luogo, i crediti fiscali generati e che si genereranno nel 2023 contribuiranno all’economia e alle entrate fiscali. In secondo luogo, se il Governo mantenesse la promessa elettorale di sbloccare anche in parte i crediti fiscali in sospeso, ciò genererebbe ulteriori entrate fiscali e un effetto moltiplicatore anche per il 2024. Infatti, far circolare i crediti significa consentire alle imprese di monetizzarli e di pagare fornitori e dipendenti, stimolando così anche i consumi. Ma è evidente la totale mancanza di competenza nel concetto di investimento da parte del Governo Meloni e Giorgetti. Questo è quanto comunicato in una nota dal senatore Mario Turco del M5S.
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