La Procura di Avellino ha concluso che se le componenti elettriche del caricabatterie fossero state a norma, la sedicenne Maria Antonietta Cutillo non sarebbe morta fulminata nella vasca da bagno. Il tragico incidente è avvenuto il due maggio scorso, quando il suo telefonino, collegato al caricabatterie, è scivolato in acqua, provocando una scarica elettrica che ha ucciso la ragazza. La Procura ha ipotizzato i reati di omicidio colposo, frode in commercio e vendita di prodotti industriali con marchi contraffatti nei confronti di cinque imprenditori, quattro dei quali di nazionalità cinese, operanti in Toscana e Lombardia.
Il procuratore capo di Avellino, Domenico Airoma, ha ottenuto il sequestro preventivo di un gran numero di caricabatterie di fabbricazione cinese che non sono conformi agli standard comunitari e potenzialmente pericolosi. Le indagini dei carabinieri della Compagnia di Mirabella Eclano, con l’aiuto del Reparto tecnologie informatiche del Racis, hanno rilevato difetti di fabbricazione in uno dei componenti interni del caricabatterie utilizzato da Maria Antonietta. In particolare, il “condensatore ceramico a disco” ha mostrato difetti dovuti alla scarsa qualità del materiale con cui è stato realizzato. Secondo il Racis, se il condensatore fosse stato costruito con componenti elettriche conformi ai criteri dei prodotti con marchio Cee, l’incidente mortale non si sarebbe verificato.
Il sequestro dei prodotti non conformi ha portato la Procura di Avellino ad estendere le ricerche anche nel proprio territorio di competenza, poiché i prodotti sono diffusi in tutto il paese.
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