Il Mar Mediterraneo può ospitare cicloni simili a quelli tropicali, come dimostrato dal recente ciclone mediterraneo ribattezzato “Daniel”, che è risultato essere l’evento meteorologico più mortale del 2023.
Il Ciclone Daniel ha causato danni enormi in Grecia e nelle parti meridionali dei Balcani. Successivamente, si è abbattuto sulla Libia, causando migliaia di morti e distruzione. Questo è accaduto dopo che il ciclone, stazionando sulle calde acque del Mediterraneo, ha acquisito caratteristiche simili a quelle dei cicloni tropicali.
Questi cicloni sono chiamati TLC, che sta per “Tropical Like Cyclones” (Cicloni Simili a Quelli Tropicali). Questi cicloni non possono raggiungere la forza, la grandezza e la potenza devastante degli uragani nelle latitudini tropicali oceaniche.
È passato quasi un secolo da quando Ruggiero Boscovich, un illustre uomo di scienza e progettista dell’Osservatorio di Brera, ha scritto che “sui nostri mari, alcune volte, si sono viste tempeste somigliantissime ai spaventosi uragani d’America”.
Gli uragani nel Mediterraneo seguono la classificazione basata sulla Scala Saffir-Simpson, che valuta l’intensità del vento medio vicino all'”occhio”. Gli uragani nel Mediterraneo possono raggiungere al massimo l’intensità della categoria 1 dei cicloni tropicali.
Solo negli anni 2000 è stata coniata la definizione di “Medicanes”, che descrive la forma più rara e intensa dei TLC nel Mediterraneo, ovvero gli “uragani mediterranei”.
La somiglianza con le tempeste tropicali si evince da diversi fattori. Questi cicloni hanno un cuore caldo anche in quota e un meccanismo “barotropico” anziché “baroclino” come i cicloni extratropicali.
Ciò significa che questi cicloni diventano autonomi e si alimentano semplicemente con il calore latente fornito dal mare. La loro formazione è favorita quando il mare è ancora caldo (dopo l’estate) nei mesi autunnali.
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