Il Tatuaggio Ornamentale: questa tendenza che trova antiche radici nella tradizione millenaria dei mandala e delle decorazioni sacre di origine africana e non solo, trova i propri moderni natali direttamente a Roma e più precisamente presso il Tribal Tattoo Studio di Marco Manzo. Amatissimo dal pubblico femminile, questa tipologia di tattoo riesce nonostante le spesso grandi dimensioni ad affascinare anche il gusto più raffinato rifacendosi alle trame delicate e leggiadre del pizzo e del merletto.
IL TATUAGGIO ORNAMENTALE: COS’È?
Il tatuaggio ornamentale si è contraddistinto negli ultimi anni grazie anche e soprattutto all’intenso lavoro di ricerca e sperimentazione condotto dall’artista Marco Manzo che attraverso le sue Mostre, le sue opere e il ricorso agli stilemi e al mondo dell’arte ha saputo trasporre su pelle uno degli stili maggiormente apprezzati dal pubblico femminile. Lo stile ornamentale si rifa’ in particolar modo al mondo dei pizzi, dei ricami su tela e delle trasparenze che conferiscono al corpo una sinuosità seducente e delicata al tempo stesso. Un trionfo di raffinatezza nel mondo del tatuaggio e dell’arte in generale, riconosciuto anche dalle Istituzioni competenti.
Dal MANIFESTO: “tatuaggio ornamental”ORNA-MENTALE
“Lo stile Ornamentale, di cui Marco Manzo viene riconosciuto come precursore ha come scopo principale quello di ridisegnare il corpo, soprattutto quello femminile, slanciandone le forme ed accentuandone i punti di forza; un corpo che diviene scultura in movimento. La progettazione di questi pezzi unici, studiati ed elaborati per ogni singola persona in maniera originale, ha come punto di partenza il corpo e non il disegno. Grazie allo studio dell’anatomia individuale il tatuaggio non diviene quindi la partenza cui il corpo deve adattarsi, ma conseguenza del corpo stesso. Proprio da questo nasce il disegno”.
“.. il tutto ha una derivazione dallo studio e quindi dalla conoscenza ed interiorizzazione dei tessuti e dei merletti, come il pizzo veneziano , il macramè, il dentelle ed il ricamo , dei dipinti parietali egizi, delle incisioni rupestri, delle architetture veneziane, di quelle barocche di Noto, delle geometrie sacre dei mandala indiani e di quelle ipnotiche, ed ancora dei sofisticati pendenti dei lampadari, ai quali si ispiravano i gioielli dell’Epoca Vittoriana, dei Mehndi ben auguranti dell’Africa mediterranea e dell’India e delle lavorazioni dot work. Non con intenzioni imitative, ma proprio perché senza aver fatto propria la tradizione, diviene impossibile l’innovazione, l’evoluzione e addirittura la contrapposizione.
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