Home Disturbi mentali e tendenze suicide tra i migranti di Lesbo tre anni dopo l’incendio di Moria

Disturbi mentali e tendenze suicide tra i migranti di Lesbo tre anni dopo l’incendio di Moria

Il campo di Kara Tepe, che ha sostituito il famigerato campo di Moria, non ha rispettato le promesse della Grecia di garantire accoglienza più dignitosa ai profughi. Secondo un recente rapporto dell’associazione umanitaria Intersos, le condizioni di vita dei migranti sono addirittura peggiorate tre anni dopo l’incendio che ha distrutto il campo di Moria, che in passato era considerato il più grande dell’isola di Lesbo.

La ricerca si basa sulle testimonianze di 165 persone che hanno ricevuto supporto psicologico e psichiatrico continuativo, oltre che su quelle di 701 persone che hanno ricevuto supporto psicosociale. Molti migranti trascorrono diversi anni sull’isola in attesa di una risposta sul loro status di rifugiati o di essere ricollocati altrove. Secondo il rapporto, i principali disturbi mentali individuati sono correlati a disturbi dell’adattamento, depressione e reazioni post-traumatiche. Inoltre, il 10,8% dei migranti ha riferito di comportamenti suicidi o autolesionisti.

Un punto di particolare rilievo è rappresentato dalle violenze contro le donne. Dai dati emersi dal report, emerge una netta disparità di genere, con una prevalenza di donne tra l’80% e il 90% dei migranti assistiti. Inoltre, il 20% delle persone assistite ha subito episodi di violenza di genere, di cui l’91% riguarda le donne. Le donne single nel Centro di registrazione e identificazione di Kara Tepe affrontano problemi di sicurezza personale a causa della presenza predominante di uomini nel campo e delle inadeguate misure di prevenzione. Un’altra forma di discriminazione grave riguarda le persone trans o non binarie, le cui richieste di asilo non vengono prese in considerazione sulla base dell’identità di genere, anche quando ciò mette a rischio la loro vita nei paesi di origine.

Il direttore di Intersos Hellas, Apostolos Veizis, ha sottolineato la necessità di una rivalutazione dei criteri di vulnerabilità nella procedura di asilo e di un adeguato supporto psicologico per affrontare i traumi gravi vissuti dai rifugiati. Ha inoltre sottolineato che costruire prigioni non è la soluzione e che l’Europa e la Grecia devono investire nella vita umana come un dovere e una responsabilità morale ed etica.

In conclusione, il rapporto di Intersos evidenzia la grave situazione dei migranti nel campo temporaneo di Kara Tepe, dove le condizioni di vita sono peggiorate rispetto al passato. Le persone che vi risiedono soffrono di disturbi mentali e sono esposte a violenze di genere. È necessaria una seria rivalutazione delle politiche e degli interventi per garantire un’accoglienza più umana e dignitosa ai rifugiati.

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