Il Consiglio di Stato francese ha approvato oggi il divieto dell’abaya nelle scuole, un abito lungo utilizzato da molte allieve musulmane. Questa misura è stata difesa dal presidente Emmanuel Macron e ora il Consiglio di Stato di Parigi ha respinto il ricorso presentato dall’associazione Action droits des musulmans (Adm).
Secondo i giudici del Consiglio di Stato, l’uso dell’abaya “si iscrive in una logica di affermazione religiosa”. Di conseguenza, il divieto dell’abito non rappresenta un’oltraggio grave e chiaramente illegale ai diritti e alle libertà personali o al principio di non discriminazione.
Anche se l’abaya non nasce come un abito religioso, dato che copre dal collo ai piedi, viene spesso “raccomandata” da religiosi radicali. Nel primo giorno di scuola, 298 adolescenti musulmane hanno sfidato il divieto indossando comunque l’abaya, ma solo 67 di loro hanno rifiutato di rinunciarvi e sono tornate a casa. Tuttavia, queste cifre rappresentano una piccolissima minoranza dei 12 milioni di studenti che sono tornati a scuola dopo la pausa estiva.
Il divieto dell’abaya nelle scuole è una misura controversa che ha sollevato discussioni sulle libertà personali, sui diritti religiosi e sull’inclusione. Alcuni sostengono che il divieto sia discriminatorio e violi la libertà di culto, mentre altri lo vedono come un modo per preservare la laicità nelle istituzioni pubbliche.
Con questa decisione, il Consiglio di Stato francese conferma il divieto dell’abaya nelle scuole, asserendo che la sua restrizione non viola i principi fondamentali della società francese.
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