Home Intrattenimento Le cronache marziane di Schiaparelli

Quando i texani si cimentano nella moda spaccano. E’ stato il caso di Tom Ford e ora è il turno di Daniel Roseberry che da Schiaparelli ha mandato in passerella a Parigi imperiose sirene galattiche per la gioia di Zendaya, Jennifer Lopez, Carla Bruni e Hunter Schaefer, tutte schierate in prima fila fra un nugolo di flash allo show che ha aperto le danze della couture week parigina. Il défilé per la primavera 2024 della maison controllata da Diego della Valle, ha rinverdito i fasti della letteratura sci-fi da Asimov a Dick passando per Clark e Corey fino a Frank Herbert, l’autore di Dune di cui ora si attende al cinema il secondo capitolo del remake.

Lo stilista d’oltreoceano è nuovamente qui a ricordare che la couture, giustamente considerata il pinnacolo della produzione creativa legata alla moda, è essenzialmente sogno e sperimentazione, due componenti purtroppo alquanto neglette nell’attuale panorama dell’alta moda. Tant’é. La collezione prende le mosse da un episodio tutt’altro che irrilevante della vita della creatrice italiana Elsa Schiaparelli: suo zio Giovanni era infatti un insigne astronomo a cui peraltro è stato attribuito fra gli altri il merito di aver coniato il termine ‘marziano’ oltre a quello di aver scoperto i canali astrali (qui sotto da sinistra JLo, Hunter Schaefer e Zendaya dal front row della sfilata).

Già molto prima dell’avvento della space age e del boom del cinema fantascientifico, Elsa aveva attinto al mondo delle costellazioni per alcuni preziosi decori dei suoi modelli anni Trenta realizzati da François Lesage e ripresi poi in seguito da maestri della haute couture come Yves Saint Laurent, Chanel e Hubert de Givenchy. Qui lo spunto invece sembra quasi accidentale perché Roseberry ha lavorato su sentieri più moderni e meno didascalici con esiti felici e assolutamente inattesi. Intitolata ‘Schiaparalien’ questa nuova, avvincente declinazione del mondo della maison francese evocava scenari post atomici alla Mad Max o paesaggi siderali stile ‘Spazio 1999’ per trasformare le donne in inquietanti e irresistibili creature aliene come Sean Young e Daril Hannah in ‘Blade Runner’ una pellicola cult che avrà forse in parte ispirato il couturier texano.

Le replicanti di Roseberry si sono materializzate fra le star di Hollywood ospiti della sfilata, comparendo interamente addobbate come belligeranti virago pronte a sferrare la loro offensiva in una guerra intergalattica avvolte in scultoree corazze soft in vinile color liquerizia o in plastici blouson in denim avorio dalle imponenti spalle ad arco talora irte di creste minacciose o mitragliate da una sfilza di cinture con fibbia da Calamity Jane catapultata su Marte. C’era una grande ricerca nelle soluzioni tecniche e stilistiche profuse in passerella dallo stilista: se alcuni ipnotici modelli adorni di colli svettanti e ali di tulle e Chantilly sembravano rubati al set di ‘Cronache di Narnia’ il parterre è rimasto in apnea di fronte allo stupefacente abito gioiello tagliato al ginocchio incrostato di bulloni, schede madre, microchip e altri artefatti hi-tech precedenti al 2007 in verde e argento, una doviziosa e immaginifica ornamentazione utilizzata anche per l’abito del bébé cullato fra le braccia della modella Maggie Maurer che si è reinventata in pedana come una curiosa reincarnazione del Capitano Ripley direttamente dal film Alien.

Vibrazioni sci-fi emanavano da ognuna delle 32 uscite: dal look che riprendeva la classica treccia equina del dressage agli abiti intessute di sottili frange da cowgirl in ciniglia a ricostruire l’iconico modello squelette del 1936, dai ricami di perle e pietre cabochon che rimandavano a un motivo bandana ai corsetti dipinti a mano e ai plastron in velluto brodé in un trionfo di asimmetrie, borchie e liquidi fourreaux da vestale dello spazio portati anche con stivaletti da Barbarella approdata per caso in un ranch a Dallas. Accanto agli spunti più radicali e innovativi, spesso legati alla sua terra natia, Roseberry ha comunque disseminato gli outfit di citazioni dei vari codici della maison: dal buco della serratura alle bocche, dal metro ai riferimenti delle parti anatomiche che decoravano soprattutto i gioielli e gli accessori della griffe di Place Vendome. Lo stilista ama molto la collisione creativa e la contaminazione fra mondi apparentemente opposti e questa iperbolica sfilata ne è la conferma. Strabiliante.