Ma la realtà è che non abbiamo più i Totti, i Baggio e i Mancini. Non abbiamo più quei giocatori che erano in grado di stupire con la loro fantasia e creatività. Non abbiamo più quei giocatori che sapevano organizzare il gioco sin da bambini.
È arrivato il momento di fare una riflessione seria su questa situazione. Non possiamo più nascondere il fatto che manchiamo di fantasia e che siamo troppo rigidi nell’organizzazione del gioco. Dobbiamo capire perché non riescono più a emergere giovani talenti nel calcio italiano.
La partita con la Macedonia del Nord ha sollevato molte discussioni. È stata una partita che ha alimentato il dibattito, ma non possiamo concentrarci solo su questo. Dobbiamo guardare al quadro generale e capire che l’eliminazione dal Mondiale è stata una ferita profonda per il calcio italiano. Una ferita che ancora fa male.
Non possiamo negare che la scuola calcistica italiana abbia subito una grande delusione. Non ci saremmo mai aspettati di dover assistere alle partite delle nostre concorrenti storiche da casa, per due volte consecutive. Questo è qualcosa che non avremmo mai immaginato. Ma è successo.
Eppure, nonostante tutto questo, molti si concentrano solo sui risultati negativi. Non si pongono la vera domanda: perché in Italia non nascono più talenti? Perché non riusciamo più a formare giocatori che possano stupire il mondo con la loro abilità?
È vero che abbiamo ancora dei buoni giocatori. Alcuni di loro potrebbero essere definiti addirittura ottimi. Ma non abbiamo più quei giocatori che riescono a fare la differenza. Non abbiamo più quei giocatori che riescono a sorprenderci con la loro fantasia e creatività.
Dobbiamo capire cosa sta succedendo nel calcio italiano. Dobbiamo analizzare i nostri metodi di formazione e capire se ci sono errori che stiamo commettendo. Dobbiamo investire di più nella scoperta e nella formazione dei giovani talenti.
Non possiamo più accontentarci di avere solo buoni giocatori. Dobbiamo puntare a formare giocatori eccezionali. Dobbiamo puntare a formare i nuovi Totti, i nuovi Baggio e i nuovi Mancini.
È un compito difficile, ma non impossibile. Dobbiamo lavorare sodo per cambiare la mentalità e l’approccio al calcio italiano. Dobbiamo incoraggiare la fantasia e la creatività nei giovani giocatori. Dobbiamo permettere loro di esprimersi liberamente sul campo, senza paura di sbagliare.
Solo così potremo tornare ad essere una potenza nel calcio mondiale. Solo così potremo tornare ad avere giocatori che ci fanno sognare. Solo così potremo tornare ad essere orgogliosi della nostra nazionale.
È ora di smettere di guardare solo al risultato e di iniziare a guardare al futuro. È ora di fare una riflessione seria sullo stato attuale del calcio italiano. È ora di fare i cambiamenti necessari per tornare ad essere grandi.
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