Home Sanità: Marini (Acoi) avverte che le sale operatorie rischiano la chiusura

Sanità: Marini (Acoi) avverte che le sale operatorie rischiano la chiusura

Durante la pandemia di Covid-19, abbiamo imparato l’importanza di prestare attenzione alla lezione che il virus ci ha insegnato nella sanità, al fine di evitare impreparazione in futuro. Fortunatamente, la situazione legata al virus sembra essere migliorata, sebbene siano ancora presenti alcuni casi. Tuttavia, ciò che non vediamo è il rilancio del sistema sanitario nazionale, che in alcuni settori sta affrontando gravi difficoltà sia dal punto di vista del personale medico che da quello tecnologico.

Pertanto, il primo messaggio che vorremmo inviare alle istituzioni, nel contesto del Congresso dell’Associazione chirurghi ospedalieri italiani, è quello di rilanciare il sistema sanitario pubblico e la chirurgia italiana, un settore in cui siamo maestri riconosciuti a livello mondiale. Tuttavia, senza fondi aggiuntivi per il sistema sanitario nazionale, ovvero una somma di 4 miliardi di euro, sono a rischio gli interventi chirurgici e potremmo essere costretti a chiudere le sale operatorie.

La chirurgia, nel corso degli ultimi 25 anni, ha fatto enormi progressi, grazie anche ai continui sviluppi tecnologici. L’innovazione tecnologica ha portato ad un miglioramento della qualità e della sicurezza all’interno delle sale operatorie, con conseguenze positive sull’outcome clinico dei pazienti. Grazie a questi progressi, i pazienti possono essere dimessi più rapidamente dall’ospedale e ritornare alle loro attività quotidiane.

Tuttavia, c’è ancora un problema che riguarda i pagamenti per i dispositivi medici utilizzati durante le procedure chirurgiche. Le Regioni italiane vogliono recuperare 3,6 miliardi di euro dalle aziende che hanno prodotto e venduto questi dispositivi innovativi. Questa situazione comporta il rischio che le aziende decideranno di non investire più nel nostro Paese e che saremo costretti ad acquistare dispositivi di qualità inferiore. È stato umiliante sentir parlare delle possibili conseguenze, come l’esclusione dell’Italia dal G7 della Salute, da parte delle grandi aziende del settore. Ciò rappresenta una grande delusione per un Paese che ha eccellenze nel campo della chirurgia riconosciute a livello internazionale.

In conclusione, è fondamentale che il sistema sanitario pubblico e la chirurgia italiana ricevano i fondi necessari per poter continuare a garantire la qualità delle cure e il benessere dei pazienti. È tempo che le istituzioni colgano l’importanza di questa situazione e agiscano di conseguenza, altrimenti potremmo essere testimoni di una grave crisi nel settore sanitario e chirurgico nel nostro Paese. Speriamo che il Congresso dell’Associazione chirurghi ospedalieri italiani riesca a sensibilizzare le istituzioni su questa delicata questione e a trovare soluzioni concrete per superarla. Solo in questo modo potremo preservare il nostro status di maestri della chirurgia e garantire cure di qualità per tutti i cittadini italiana.

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