Home Sappe, camorrista sorpreso con telefono in cella a Cagliari – Scoperte violazioni carcerarie

Sappe, camorrista sorpreso con telefono in cella a Cagliari – Scoperte violazioni carcerarie

Un detenuto dell’area Alta Sicurezza del carcere di Uta, situato nella provincia di Cagliari in Sardegna, è stato sorpreso in possesso di un telefono cellulare. La scoperta è stata resa nota dal Sappe, il sindacato autonomo di Polizia penitenziaria della regione.

Secondo quanto riportato, questa mattina una perquisizione è stata condotta nell’area ad alta sicurezza del carcere grazie all’attività investigativa del coordinatore di reparto e della sorveglianza generale. Durante la perquisizione, è stato ritrovato un telefono microcellulare appartenente a un noto membro di un clan camorristico.

La notizia arriva in un momento di tensione per le carceri sarde. Proprio ieri, i sindacati hanno organizzato una manifestazione di protesta davanti alla Prefettura di Sassari per denunciare l’emergenza nelle carceri della regione. Oggi, anche il personale di Polizia penitenziaria di Cagliari ha dichiarato lo stato di agitazione a causa delle difficili e precarie condizioni operative e di lavoro nella casa circondariale di Uta.

Luca Fais, segretario del Sappe Sardegna, ha spiegato che lo stato di agitazione è stato dichiarato a seguito di provvedimenti presi dalla Direzione di Uta riguardanti la modifica dell’orario di lavoro senza alcuna comunicazione ai rappresentanti dei lavoratori. Negli ultimi giorni, il personale di Polizia penitenziaria ha dovuto affrontare turni costanti di 8 ore, che facilmente si sono trasformati in turni di 10/12 ore a causa delle criticità dell’istituto e delle assenze per malattia del personale esausto a causa dei pesanti turni e dei servizi massacranti.

Inoltre, il personale di Uta si sta occupando di cinque piantonamenti, uno dei quali in corso da circa sei mesi. Questo carico di lavoro aggiuntivo mette a dura prova le energie psico-fisiche degli operatori e gravano notevolmente sul servizio interno.

È evidente che la scoperta del telefono cellulare in possesso di un detenuto rappresenta un ulteriore problema per l’amministrazione del carcere di Uta. Questo episodio solleva seri interrogativi sulla sicurezza nelle strutture carcerarie e sulla capacità delle autorità penitenziarie di contrastare l’introduzione di oggetti proibiti all’interno del carcere.

La situazione delle carceri sarde sembra essersi ulteriormente aggravata negli ultimi tempi, come dimostrano le numerose proteste e scioperi del personale di Polizia penitenziaria. È ora fondamentale che le istituzioni competenti intervengano per affrontare questi problemi e garantire la sicurezza sia per il personale che per i detenuti.

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