Home Intrattenimento Arisa e le contraddizioni delle Belve

Arisa, nome d’arte di Rosalba Pippa, è un personaggio che sfugge a qualsiasi definizione. Sin dal suo esordio nel 2009 con la canzone “Sincerità”, con i suoi occhiali spessi e il rossetto rosso fiammante, sembrava un cartone animato. Ma nel corso degli anni, Arisa ha dimostrato di avere molte sfaccettature, passando da un lato teneramente infantile a uno sinistramente aggressivo, da una persona che non ha paura di mostrarsi senza veli a una che non si vergogna di chiedere scusa. È proprio questa sua imprevedibilità che rende Arisa indefinibile e fa sorgere il dubbio se sia reale o una finzione.

Durante la sua seconda intervista a Belve, Arisa ha dimostrato di essere esattamente come appare. Sensibile, profonda, ma anche ingenua e bisognosa di attenzione. Il suo pregio più grande è la sincerità, dice sempre quello che pensa, sia nel bene che nel male. Scherzando, Arisa attribuisce questa sua franchezza al fatto di non avere un ufficio stampa. È comprensibile, dato che gestire un personaggio come lei, abituato a colpi di coda e a colpi di testa, non è affatto facile. Ha vissuto numerosi traumi e delusioni, ma non si è mai tirata indietro. Arisa si definisce “un essere anomalo” e ha dimostrato una forza di volontà e una determinazione fuori dal comune. Sia nel lavoro che nella vita, segue il cuore e l’istinto. Ad esempio, ha lasciato il ruolo di professoressa ad Amici per diventare giudice di The Voice Kids su Rai1.

Arisa viene spesso considerata un’artista difficile, ma lei stessa ammette che è un’etichetta che le viene attribuita apposta. Ha un forte senso del dovere, radicato nelle sue origini. Durante l’intervista, Arisa ammette di cambiare spesso idea e di essere pronta ad affrontare qualsiasi cosa, dando l’impressione di non preoccuparsene molto. Tuttavia, nonostante le sue parole, sembra che soffra per quanto accaduto con la comunità LGBTQ+. È ingiusto che questo fraintendimento sia legato alla sua fiducia in Giorgia Meloni. Arisa ha infatti usato termini stereotipati e a tratti offensivi nei confronti di un gruppo di persone che l’aveva considerata un’icona. La frase incriminata è: “Vorrei cercare di ampliare la rappresentanza che abbiamo nei media della comunità LGBTQIA+, che non è fatta solo di macchiette, di cose solo plateali, ma di gente normalissima, colta”. Ma cosa significa essere normali? Perché Arisa, che si è sempre considerata fuori dagli schemi, ha scelto di utilizzare questo aggettivo? Questo è il punto che dovrebbe essere chiarito, ma siamo fiduciosi che con il tempo tutto si sistemerà.

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