Uno statement di design deciso e inequivocabile, quasi un guanto di sfida ai languori da feuilleton finora visti in pedana a Milano. Comincia così la nuova sfilata di Prada. Per la primavera-estate 2024 la stilista, impegnata ora in un progetto creativo a quattro mani con il visionario Raf Simons che, come lei, ha segnato la storia della moda, definisce una femminilità algida ed enigmatica, ergo assolutamente carismatica. Sulle note del sound ipnotico dei thriller di Alfred Hitchcock le Prada girls vestite di nuovo incedono con falcata assertiva infilate in blazer e jumpsuit in lana e cachemire antracite dalle spalle minacciose e imponenti.
Il loro talismano di forza e bellezza è una borsa one of a kind, ora proposta in nappa e renylon per tutte le stagioni. La nuova it bag di casa Prada rielabora le forme ludiche e il concetto profondo degli oggetti pregiati e degli accessori ricercatissimi e innovativi creati intorno agli anni Venti da Mario Prada, capostipite della maison tricolore. Artigianalità era il suo mantra e manualità somma ed esperta, squisitamente italiana, è quella che ha ispirato Prada e Raf Simons nel concepire questa magistrale collezione che punta su uno spirito decorativo sontuoso ma mai stucchevole di matrice post industriale per conferire vitalità e verve ai look imperiosi e pragmatici, talora ingentiliti da frammenti di georgette imprimé, che scorrono rapidi sulla passerella di Largo Isarco a Milano, nuovo regno della stilista.
Wes Anderson, Benedict Cumberbatch, Emma Watson e Scarlett Johansson osservano con attenzione dal front row i delicati bozzoli di organza, gazar haze e georgette palpitanti grazia ancestrale come la rugiada del mattino: sono abbinati a ballerine e sabot mary jane appuntite dai colori accesi e si alternano ai tailleur e ai look più rigorosi e powerful in pelle patinata patchwork dominati dall’assemblaggio di workwear e preziosismi da caveau, aristocrazia e streetsyle in omaggio a uno stile assolutamente riconoscibile ma sempre imprevedibile. Borchie metalliche, occhiellini profilati di nichel applicati a mano e cristalli disposti sulla pelle lavorata ad arte e sui tessuti a formare vortici iridescenti, raggi di luce o stelle della via lattea abbelliscono le tuniche midi e i completi da mattino elegante mentre lunghe frange danzanti spesso stampate per una flapper rediviva dondolano sulle gambe filiformi delle modelle conferendo dinamismo a ogni outfit su cui si posano.
Lo show, accolto da un’ovazione finale mai così trionfante, propone in modo nuovo e moderno una crestomazia del ‘pradismo’: il grigio senza grigiore, le lunghezze sobrie e donanti, la maglieria confortevole e pregiata, i calzini da assortire alle scarpe nere mannish strutturate modello derby, i tessuti compatti ma freschi al tatto sdrammatizzati da decori capricciosi e assolutamente inattesi, le borse to die for dal design sempre innovativo in nappa e vitello double che catturano il tatto e incantano i sensi. Nulla di banale o troppo frugale ma tutto molto in sintonia con i nostri tempi: donne sempre più sotto attacco sferrano un’offensiva gentile ma strong sfoggiando mise che inneggiano a una nuova consapevolezza senza clamori né slogan anodini.
“Non serve più filosofeggiare, gli abiti parlano da soli” spiega lapidaria la stilista, perché esprimono maestria e rispetto del lavoro artigianale di chi con il suo contributo rende lustro da sempre alle eccellenze dell’estetica made in Italy che esporta in tutto il mondo il nostro sovrano buongusto. Alla fine della sfilata Lady Prada e Raf Simons, salutano commossi Fabio Zambernardi, storico braccio destra della designer nell’ufficio stile del marchio. Un messaggio artistico intenso, uno show sicuramente memorabile nella sua apparente morigeratezza che conferma il ruolo di Prada come opinion leader del gotha fashion.
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