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Mauro Corona: la tragedia del colpo di coltello

Mauro Corona ha vissuto una tragedia come pochi altri. Lo scrittore solitario ha affrontato la morte in modo molto reale, e il suo racconto è spaventoso.

Conosciamo Mauro Corona per il suo carattere rude e burbero, che lo ha portato a scontrarsi spesso con gli ospiti di Carta Bianca, il programma di approfondimento condotto da Bianca Berlinguer, dove lui è un ospite fisso.

Ha persino avuto scontri con la stessa conduttrice, tanto da essere allontanato per un periodo di tempo, ma poi è stato reintegrato dopo aver chiesto scusa per i suoi errori.

Ma come potrebbe essere diverso il carattere di una persona che vive in montagna, lontano da tutto e da tutti, da solo, persino lontano dalla moglie e dai figli?

Considerato un eremita dei tempi moderni, Mauro ama rifugiarsi tra le sue Dolomiti per scrivere e scolpire. È un vero artista, un uomo pieno di sorprese. Ha scritto decine di libri ed è un abile scultore di opere in legno, oltre ad essere, ovviamente, un provetto alpinista. È nato tra le montagne e ci ha sempre vissuto. Ma ha anche rischiato di morire, ha letteralmente affrontato la morte. Cosa è successo?

Mauro Corona e il dramma vissuto

Mauro Corona ha un mondo da raccontare e lo fa non solo attraverso i suoi libri, ma anche attraverso alcune interviste e soprattutto sul suo sito web, dove racconta tutta la sua vita che sembra un romanzo. Ad esempio, al Corriere ha detto di sé: “Posso sembrare arrogante, un litigioso presuntuoso, ma è solo la determinazione a portare a termine le cose nel migliore dei modi. Da bambino mi hanno insegnato a fare tutto da solo e a essere bravo. Dovevo essere bravo a portare legna, altrimenti avremmo sofferto il freddo la sera”.

Quella montagna che porta dentro di sé, e che quasi lo ha portato via più volte. Di recente, come racconta nell’intervista, durante un’arrampicata: “Non ho messo il chiodo e sono scivolato per cinquanta metri. Per fortuna c’era mio figlio Matteo”. E quando era ragazzo, c’è stata la tragedia del Vajont, la diga che si è rotta il 9 ottobre 1963, travolgendo il suo paese natale, Erto, e le zone circostanti, causando la morte di migliaia di persone.

La disgrazia

Mauro Corona ha vissuto un’infanzia tragica. Ha sfiorato la morte, ha sofferto la fame e le privazioni. Dopo la tragedia, è stato portato in un collegio, dove ha sofferto enormemente per la separazione dalla sua famiglia. Una famiglia che non era perfetta. Suo padre maltrattava tutti. E lo scrittore rivela: “So cosa significa tagliare la legna, pascolare le capre. A tredici anni facevo queste cose e forse la fatica era meglio del dolore che c’era in casa”. Quando sua madre è tornata a casa dopo la sua fuga, “è stato ancora peggio. Mio padre e mia madre litigavano ogni giorno, bevevano e un giorno si sono addormentati ubriachi per non svegliarsi mai più. Vedi questo taglio sulla mia mano? Non è stato causato dalla montagna, è stato mio padre con un coltello”.

Mauro Corona ha vissuto esperienze terribili nella sua vita, ma è riuscito a trasformarle in ispirazione per le sue opere letterarie e artistiche. La sua forza e la sua determinazione lo hanno portato a superare le avversità e a diventare un autore di successo. La sua storia è un esempio di come la resilienza e la passione possano aiutarci a superare anche le situazioni più difficili.

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