Una nuova funzione di WhatsApp, chiamata “Ask Meta AI”, promette di rivoluzionare il modo in cui vengono riconosciute e smentite le notizie false, senza mai abbandonare la conversazione.
Negli ultimi mesi il tema delle fake news è tornato al centro del dibattito pubblico. A pochi secondi dal loro invio, messaggi fuorvianti, bufale e catene virali possono raggiungere centinaia di persone. Per questo WhatsApp ha deciso di introdurre uno strumento sperimentale: “Ask Meta AI”, un sistema che permette di verificare in tempo reale la veridicità di un contenuto.
La funzione è stata individuata nella versione beta 2.25.23.24 di Android e consente di selezionare un messaggio sospetto all’interno di una chat, inoltrarlo all’assistente integrato e ricevere subito una risposta. Non occorre più uscire dall’app, copiare testi su Google o cercare siti di fact-checking: tutto avviene direttamente all’interno della conversazione.
Come funziona “Ask Meta AI”
L’utilizzo è semplice: basta tenere premuto sul messaggio, selezionare il comando “Chiedi a Meta AI” e attendere la risposta. L’intelligenza artificiale confronta il contenuto con fonti affidabili e restituisce un’analisi che può confermare, smentire o chiarire la notizia.
Secondo le prime informazioni, l’IA non accede in automatico a tutte le chat. Analizza soltanto ciò che l’utente decide di condividere o i messaggi che vengono inviati con il tag @Meta AI. Meta assicura che la crittografia end-to-end resta attiva e che il sistema non registra i dettagli personali. A rafforzare questa promessa è stata introdotta la tecnologia Private Processing, pensata per garantire che nemmeno l’azienda né terze parti possano leggere i contenuti analizzati.
Privacy e sicurezza sotto i riflettori
L’arrivo di questa funzione ha acceso anche il dibattito sulla tutela dei dati. In passato, infatti, diversi utenti hanno espresso scetticismo sull’integrazione così spinta di strumenti AI in un’app di messaggistica privata. Meta ha risposto chiarendo che il sistema è facoltativo, attivabile solo su richiesta, e che i messaggi non entrano in un archivio consultabile dall’azienda.
Non mancano però i nodi irrisolti. L’Autorità Antitrust italiana (AGCM) ha avviato un’indagine per capire se l’integrazione di Meta AI in WhatsApp possa costituire una pratica anticoncorrenziale, visto che obbliga miliardi di persone a convivere con l’assistente interno senza possibilità di scegliere alternative.
I rischi legati all’uso dell’intelligenza artificiale
Se da un lato “Ask Meta AI” rappresenta una risposta concreta all’esigenza di un controllo rapido contro le bufale, dall’altro solleva alcune criticità. I sistemi generativi non sono infallibili: in passato hanno mostrato limiti nella precisione, con casi di risposte errate o addirittura inventate. Per un tema delicato come la disinformazione, l’eventuale errore rischia di amplificare ulteriormente la confusione.
Un altro punto discusso riguarda l’interfaccia: diversi utenti beta hanno notato che il pulsante per accedere a Meta AI appare in maniera fissa nella barra di ricerca, rendendo meno fluida l’esperienza d’uso. Alcuni lamentano che l’opzione sia troppo invasiva, soprattutto per chi non è interessato.
Una diffusione graduale
Al momento la funzione è disponibile solo per un numero limitato di tester Android. Il piano di Meta prevede un rilascio graduale nelle prossime settimane, prima in mercati selezionati e successivamente su larga scala. L’obiettivo dichiarato è quello di rendere WhatsApp non solo un’app di messaggistica, ma anche un luogo più sicuro per informarsi e discutere.
Gli sviluppatori stanno inoltre lavorando a integrazioni aggiuntive, come i sommari dei messaggi non letti, l’assistenza alla scrittura per migliorare i testi e strumenti pensati per ridurre l’impatto delle catene virali. Tutto questo disegna un’app molto diversa da quella conosciuta dieci anni fa, sempre più orientata a diventare una piattaforma completa.
Cosa cambia per gli utenti
Se la fase di test dovesse confermare l’affidabilità della funzione, “Ask Meta AI” potrebbe diventare un alleato prezioso per milioni di persone. In un’epoca in cui le bufale si diffondono a velocità record, avere uno strumento di verifica immediato all’interno delle chat private rappresenta un passo significativo.
Resta però l’incognita della fiducia: saranno gli utenti a decidere se affidarsi all’intelligenza artificiale per verificare notizie delicate o se preferire i metodi tradizionali, come i siti di fact-checking indipendenti. Quel che è certo è che il lancio di questa funzione segna un ulteriore passo nella trasformazione di WhatsApp, sempre meno semplice app di messaggi e sempre più ecosistema digitale in cui privacy, sicurezza e intelligenza artificiale si intrecciano.