Hillary Clinton: La forza e la determinazione di una leader senza lacrime

Dai, scendi lacrima, falla diventare umana». L’abbiamo pensato in tanti. Ora che è la fine, Hillary, puoi piangere. Le trema la voce: «Niente mi ha mai reso più orgogliosa che essere la vostra paladina». Invece no. Hillary Rodham Clinton non ha pianto nemmeno mercoledì 9 novembre, a NewYork, mentre pronunciava la frase più importante della sua vita nel discorso più bello di sempre. Peccato fosse quello della sconfitta, il giorno dopo le elezioni perse contro Donald Trump. «Pensavamo avrebbe vinto, siamo distrutte, e lo è anche Bill», dice Cheryl Harbour, che è volata da Chicago con le altre girls per vedere la sua amica d’infanzia diventare la prima donna presidente degli Stati Uniti.

Titolo: La reazione privata di Hillary Clinton alla sconfitta

«Quella notte Hill avrà pianto con la sua famiglia, ma non lo fa in pubblico, non è da lei», mi racconta al telefono. Secondo il giornalista Ed Klein, Hillary avrebbe chiamato una sua carissima amica alle 6.30 del mattino dopo la sconfitta, singhiozzando inconsolabile, e dando la colpa all’Fbi che qualche giorno prima del voto aveva riaperto il caso delle email, l’emailgate.

Titolo: Le amiche di Hillary Clinton: il sostegno e il dolore

Forse ha chiamato Betsy Ebeling, la sua migliore amica, di cui WikiLeaks ha pubblicato lo scambio di messaggi (argomenti: il tempo, i viaggi, gli incontri). Si conoscono da quando avevano 11 anni, «da quando mi sono seduta accanto alla bambina più brava della classe, che faceva i tuffi a bomba nel laghetto vicino a casa». Ma Betsy, che mi ha parlato fino a un momento prima delle elezioni, adesso non se la sente più: «Sono giorni troppo tristi per me. Ho il cuore a pezzi», mi scrive.

Titolo: Hillary Clinton: una vita di sfide e resilienza

Sono tanti gli americani che non l’hanno capita. In questo anno e mezzo di campagna elettorale in giro per gli Stati Uniti, Hillary ha fatto fatica ad affermarsi tra il popolo democratico che l’accusava di rappresentare una dinastia di scandali, l’establishment, di non essere empatica. «Ho provato tanta frustrazione perché in realtà è una persona leale che ha lavorato sodo per arrivare dove si trova. Sembra che solo ora che ha perso, la gente inizi a capire chi è veramente e marcino per lei presidente», dice Cheryl.


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